Un concetto sfocato
Iniziamo col dire che «la sostenibilità» è un risultato indiretto che si ottiene agendo su infiniti fattori. Questi fattori non sono mai sotto il controllo completo dell’Uomo, quindi non è possibile ottenere la completa condizione di sostenibilità in ogni aspetto di un progetto o processo umano, specie per quelli industriali. Questa è una cosa importante da farsi entrare bene in testa: l'Uomo modifica il suo ambiente! Bisogna vedere se lo fa in modo compatibile o meno rispetto al mantenimento di vari equilibri nel tempo.
L’approccio sintattico/analitico è quindi fortemente sconsigliato quando si riflette sulle dinamiche della Sostenibilità, in quanto esse agiscono su piani molto diversi tra loro. Al contrario, è indispensabile ragionare in maniera paratattica e olistica, per poter sfruttare intelligentemente e rispettosamente i processi naturali senza tentare di surclassarli con la forza bruta della tecnologia; strategia fallimentare questa, come avremo modo di vedere.
Partiamo quindi dal presupposto secondo cui «Sostenibile» è tutto ciò che è fondamentale dal punto di vista del sostentamento sociale ed economico per l’Uomo, cioè la relazione positiva tra dinamiche umane e ambientali, «Insostenibile» è ciò che è superfluo e consumista, che va oltre i limiti autoregolati da un approccio realisticamente attento ai bisogni della persona in rapporto alla disponibilità di risorse reperibili (possibilmente senza ricorrere a comportamenti imperialisti o materialisti). E qui, già si intravede un conflitto distributivo sottostante le “risorse disponibili”.
La concentrazione della ricchezza, la Disneyficazione dei centri storici, l’espansione urbana, i materiali dell’edilizia contemporanea, lo stile di vita energivoro, la moda stagionale ecc., sono tutti esempi di istanze insostenibili, che quindi finiscono per procurare instabilità ai sistemi economici, sociali e naturali, raggiungendo a un certo punto della loro insostenibile evoluzione uno stadio critico.
Non esistono ricette globali.
Al contrario, ogni cultura tradizionale e locale fornisce gli strumenti perfetti per uno stile di vita sostenibile.
La cultura tradizionale è sostenibile per definizione: recuperarla anche parzialmente significa automaticamente abbracciare uno stile di vita più sostenibile, perché la Sostenibilità è un insieme di processi che si integrano tra loro a livello soprattutto culturale.
L'elemento democratico, cioè in ultima istanza la distribuzione della ricchezza, acquista progressivamente maggiore importanza man mano che la società aumenta la sua complessità, e ci mostra come "sostenibilità" sia un concetto sfaccettato che comprende anche, ma non solo, la salute della struttura sociale, la sostenibilità dei cicli economici e produttivi legati all'ambiente, ecc.
La salute ambientale deriva dal grado di sfruttamento che l’Uomo impone alla natura. Esso è determinato da dinamiche economico-sociali, e quindi politiche (oggi funziona così). Per esempio, il recente Green New Deal for Nature è una dinamica politica generata da dinamiche economiche, non il contrario.
Il Greenwashing
Il Sistema condiziona
il consumatore,
non il contrario.
Ma il Sistema sa che la gente cerca istintivamente di liberarsi di lui, e intelligentemente crea un gatekeeper per intercettare questo istinto e canalizzarlo in comparti strutturati alla bisogna. L'esempio perfetto secondo me è chi cerca di salvare il pianeta mangiando farine OGM di scarso valore biologico ridotte in polpette o simil-mortadelle, e presto anche insetti secondo le direttive UE. Tra il consumatore e la brand identity si instaura un legame reciproco che porta a una felice alienazione e deriva nell'alto mare della società dei consumi. La pillola blu.
Sostenibilità come Patto Sociale
Questo (p)atto sociale non può essere altro che democratico, perché riguarda la vita di una intera comunità; se ciò non avviene si è in presenza di una minoranza che impone «l’ecologia» agli altri strati sociali in modo da consolidare in proprio potere e, a margine, consumare come e più di prima sulla base del «risparmio» realizzato sulla pelle dei ceti subalterni. Come dicevamo prima, questo determina condizioni di Insostenibilità economica e, di riflesso, ambientale.
I processi inquinanti si controllano tramite i processi democratici.
Utilizzando risorse economiche e investendole in modo progressivo si coinvolge la popolazione nei vari territori, e ciò si riverbera nelle strutture spaziali e architettoniche che devono recepire e attuare, esprimendole, queste istanze. Anche dal punto di vista della conservazione e tutela del Territorio. Un esempio. Il muro a secco in campagna lo fa il contadino, che è uno, piccino, e si fa gli affari suoi nascosto in un angolino del mondo. Il muro a secco contribuisce a tenere assieme, letteralmente, il paesaggio. Se favoriamo l'accentramento della struttura produttiva in multinazionali agricole o la conurbazione, chi pensate che farà manutenzione nei territori collinari italiani? E poi ci si lamenta delle frane.
Quello che serve è sensibilità e rispetto!
Ma dicevo del linguaggio. Vediamo ora di chiarire un paio di questioni semantiche che mi stanno a cuore, perché le ondate di spazzatura mediatica a tema ecologggia che, a parire dagli ultimi due-tre anni, si infrangono sui nostri cervelli, hanno raggiunto livelli allarmanti ed è ora di provare a metterci una pezza:
L’Ecologia è lo studio delle relazioni interne ad un ecosistema, dei processi abiotici e biotici che vi avvengono.
“Ecologico=essere verde” è accezione puramente mediatica e avvelena i pozzi del dibattito, perché genera una distorsione a livello concettuale: noi invece ragioniamo sulla sostenibilità dei processi e dell’impatto umano attraverso lo strumento, tra i tanti, dell’Ecologia.
Clima
“Clima”≠“ecologia”. Lo specifico perché media mainstream e politici ormai alludono ai due concetti ormai sfumandoli tra loro, un gioco pericoloso dagli effetti perversi. In realtà il clima è lo stato medio del tempo atmosferico a varie scale spaziali e temporali, e controllarlo mette a posto la salute dell’ambiente o instaura dinamiche cosiddette sostenibili, tanto quanto abbassare la temperatura con il paracetamolo cura l’influenza.
Perciò limitare la quantità di CO2 in atmosfera non cambierà di una virgola la situazione ecologica. Anzi.
Questa è forse la distorsione fondamentale e più preponderante nel grande pubblico, con cui dover fare i conti, e ne parleremo adeguatamente in futuro.
Si torna alla base; una pulitina al motore, ed altri post verranno.
