Ponte a N campate (lo dice Lascienza)
Può la tecnica, o peggio la tecnocrazia, comandare una forma o struttura particolari al posto di altre? Ma soprattutto, possono un ciuffo particolarmente fluente e la fossetta sul mento conferire coraggio e sprezzo del ridicolo?
 

Durante le mie peregrinazioni nel Uebbe mi è giunto sotto il naso questo vecchio post di un noto virologo propenso a uno stile molto…assertivo, diciamo così. Egli, dopo le ultime sparate sul Coronavirus a reti unificate per mesi, rivelatesi poi totalmente sbagliate, ha deciso in questi giorni di "mettersi un po'in disparte". Le malelingue sussurrano di code di paglia sulla supposta infallibilità della Scienza, ma chissà?


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Ora, nel merito delle punturine non scendo, ma mi limito a far notare che i paragoni che costui utilizza per giustificare i suoi ragionamenti sono spesso errati, anzi opposti alla realtà, specialmente nel mondo della progettazione tecnica, in cui inspiegabilmente il Nostro si avventura.
Fattostà che mi ha colpito molto l'ardita considerazione del Nostro sui ponti e le campate.
Non che sia proibito addentrarsi in campi estranei alla propria professione, anzi: specialmente nel mondo dell'Architettura è molto importante ascoltare le istanze e impressioni dei non addetti ai lavori. Vogliamo inoltre credere ottimisticamente che Ciuffone sia un cultore della materia grazie alla sua sconfinata cultura.
Ma ci sarebbe qui un estratto dal libro «Architettura e Felicità» di Alain de Botton, appartenente ad un ambito –la teoria architettonica in senso lato- che si colloca a un piano superiore rispetto alla meccanica strutturale poiché analizza fenomeni che sovrastano il mero dato tecnico.
Personalmente, ci vedo molti paralleli riguardanti il ricorrente discorso sul «lo dice Lascienza™», nelle infinite declinazioni che assume quotidianamente e noiosamente. Interessante anche la similitudine tra l’atteggiamento modernista in architettura e quello progressista e, più recentemente, scientista in politica.
E quindi, le campate di un ponte (e le ruote dell'aereo, il limite di velocità, ecc, ecc...) «sono troppe? Sono poche?» Ha addirittura senso farsi questa domanda?

Il testo è questo (grassetti e sottolineature mie):

«[...]
15.
Ma se gli architetti progettavano avendo in mente la bellezza, perché giustificavano il loro lavoro principalmente in termini tecnologici?
          Sembra che al cuore della loro prudenza vi fosse la paura. Il venir meno della fede in uno standard universale di bellezza aveva creato un clima in cui più nessuno stile era immune alle critiche. Non si poteva certo prendere alla leggera le obiezioni sull’aspetto delle case moderniste formulate dai propugnatori dell’architettura neogotica o tirolese senza attirarsi l’accusa di essere prepotenti e arroganti. Nell’estetica come nella politica democratica non esistevano più valori assoluti.
          Ecco perché i modernisti subivano il fascino di un linguaggio scientifico con cui respingere i detrattori e convincere gli indecisi. Persino il Dio dell’Antico Testamento, di fronte alle continue lamentele delle tribù di Israele, di tanto in tanto doveva dar fuoco a un arbusto del deserto per intimidire i suoi spettatori e richiamarli all’obbedienza. La tecnologia doveva essere il cespuglio in fiamme dei modernisti. Ora che l’influenza del cristianesimo stava affievolendosi e la cultura classica veniva ignorata, parlare di tecnologia a proposito di un’abitazione significava invocare la forza che nella società godeva di maggior prestigio, la forza che aveva prodotto la penicillina, i telefoni e gli aeroplani. Alla scienza, quindi, spettava il compito di stabilire la pendenza dei tetti.


16.
Ma in realtà la scienza di rado è così categorica. Nel 1925 l’architetto e designer Marcel Breuer presentò una sedia pubblicizzata come la prima soluzione logica e sobria della storia al «problema del sedere». Ogni parte della sedia B3 era il risultato finale, spiegò, di uno sforzo inteso a bandire «la stravaganza a favore della razionalità».
          Il sedile e lo schienale della B3 erano fatti di pelle per durare, la sua angolosità era la risposta alle esigenze delle vertebre umane e poiché la sua struttura d’acciaio era cento volte più resistente del legno non si sarebbe mai scheggiata o rotta.

 
breuerb3originale
Marcel Breuer - sedia B3 (1925/26) - versione  originale
 
 
 


        Ma il tentativo di Breuer di sostenere la scientificità della sua sedia non poteva sovvertire una realtà inoppugnabile: se per la costruzione di un ponte è necessario a ricorrere a materiali e forme specifici, non ci sono corrispondenti necessità tecniche a imporre limiti all'immaginazione [...] Una sedia può benissimo assolvere il suo modesto compito se ha la forma di una B3, di una Queen Anne o di una Windsor. La scienza da sola non è in grado di dirci che aspetto debbano avere le sedie.
         Persino nel caso di opere più complesse, raramente le leggi dell'ingegneria dettano uno stile particolare. La torre delle telecomuncazioni di Montjuïc a Barcellona, per esempio, avrebbe potuto assumere svariate forme continuando comunque a trasmettere adeguatamente i suoi segnali. L'antenna avrebbe potuto essere a forma di pera invece che di giavellotto, la base avrebbe potuto assomigliare a uno stivale invece che alla prua di un'astronave. Dal punto di vista meccanico avrebbero funzionato bene decine di opzioni ma, come ha ammesso lo stesso architetto, Santiago Calatrava, solo pochissimi progetti avrebbero dato agli abitanti di Barcellona, in modo adeguatamento poetico, l'idea di modernità che prometteva.

 
montjuic
Santiago Calatrava - Torre de telecomunicaciones (1989/92)
 
 
 


17.
Le incoerenze del rapporto modernista con la scienza ci riportano all’imbarazzante sfilza di opzioni architettoniche che i primi modernisti avevano sperato di sradicare. […]
          Se l’ingegneria non è in grado di dirci che aspetto devono avere le nostre case e nemmeno i precedenti e le tradizioni sanno farlo, in questo mondo pluralistico e irriverente dobbiamo essere liberi di coltivare tutte le opzioni stilistiche. Bisogna riconoscere che è impossibile e vergognoso, oltre che poco democratico, definire che cosa sia bello. [...]»

 

 

diamond black

Direi che tanto basta, al netto delle puntualizzazioni e dell'ilarità che quel "poco democratico" finale potrà scatenare in alcuni, visto il Nostro personaggio. Preveniamo subito la facile obiezione che, siccome SEMBRA che questo sia uno scritto sul Bello, non c'entri nulla con la Scienza: significa liberare l'elefante nella cristalleria del rapporto tra armonia estetica e funzionalità. Consiglio Paul Valéry, Heinrich Tessenow o Adolf Loos a riguardo.

Siccome si parla di ponti, prendiamone due radicalmente diversi: quale "segue la Scienza e il consenso", e quale è "negazionista e passatista"? Chiaramente si tratta di un ragionamento per assurdo, ma proseguiamo, è divertente: possiamo dire che il ponte sospeso di Clifton (UK) sia quello che "la scienza diceva" nel 1864, mentre il ponte di Salginatobel (CH) ciò che "la scienza diceva" nel 1930 (e poi da allora si è più o meno comportata da "settled science" come direbbe qualche discolo)?

 
cliftonbridge
1864, ponte sospeso di Clifton (UK)
salginatobelbridge
1930, ponte di Salginatobel (CH)

Due modi, due stili di svolgere egregiamente la stessa funzione. Dov’è l’assoluto scientifico, quando la soluzione tecnologica si può coniugare tranquillamente in molteplici varianti? Dov’è il TINA?
Guardate bene il ponte di Salginatobel: certo, è più elegante, frutto di una ricerca ingegneristica che ai tempi del ponte di Clifton era solo agli inizi. Slancia la campata con gesto semplice e porta a termine il salto con la pulizia di un atleta.
Quella sarà la migliore configurazione possibile, l’unica soluzione tecnica per raggiungere lo scopo, dirà qualcuno:
EINVECENO, dice Il Polemico. Persino all’interno di una singola soluzione ne esistono più di una: osservate come capovolgendo il ponte di Salginatobel, si ottiene un ponte estremamente simile a quello di Clifton, specialmente dal punto di vista strutturale (metodo delle catenarie).

salginatobelcatenaria

A questo punto il copione prevede la venuta di un paio di troll che esclamano «Ma entrambi i ponti hanno una sola campata, questo dice Lascienza™, non si scappa! Skakkomatto!»
Ecco, basta osservare altri ponti, come questo:

 
alcantarabridge
I Sec. d.C., ponte romano ad Alcantara (ES)
 
 

Dovrebbero tutti quanti costruire ponti nel tal modo perché lo dice Lascienza™? Abbiamo dimostrato che no: sebbene le leggi della Fisica siano costanti, i materiali, il loro utilizzo e le loro forme possono variare nel raggiungere lo scopo prefissato.
Possono anche essere costruiti dei viadotti come quello di Genova, pensato per sostituire in "breve" tempo lo sciagurato Ponte Morandi. Pensate: lo ha progettato il famoso ed esperto architetto Renzo Piano quindi, secondo il ragionamento di qualcuno, deve essere la cosa più razionale ed autorevole, e commenti come questo qui del Pedante non dovrebbero avere cittadinanza! Lascio a voi l'ardua valutazione:

 

pontegenova

…e così scopriamo come il discorso interno alla progettazione finisca per ricalcare le tematiche sollevate altrove e, sorprendentemente, fornisca risposte!
Questo perché l’Architettura (in questo caso, intesa anche come Ingegneria) incorpora i valori e gli umori della società che la produce. La riflessione sul Movimento Moderno portata avanti da De Botton si intreccia profondamente con i fenomeni socio-economici in corso negli ultimi decenni, come se la deriva modernista avesse anticipato e contribuito a determinare l’avvento di quella Società Liquida di cui Baumann parlava.
In particolare ritroviamo gli stessi schemi odierni di rifugio nella tecnica utilizzata come principio (falsamente) neutrale, che hanno l’effetto di uniformare e banalizzare le diversità; con la differenza che nel Modernismo sono in corso da almeno 100 anni, quindi risulta interessante osservarli per cercare di interpretare fenomeni più recenti che in qualche modo hanno una radice comune.

Il fatto che arrivi qualcuno, da un’altra disciplina, a esprimere valutazioni perentorie a suon di metafore & similitudini™ peraltro errate, non è altro che l’ennesimo sintomo della instabilità odierna dove tutto è pervaso da un senso di insicurezza e qualcuno sente il bisogno infantile di dover controllare ciò che non conosce senza darsi la pena di capire il contesto delle cose.
Stiamo saldi e sereni, lasciamo che gli altri vivano la propria vita e abbiano le loro idee: nessuno è araldo del Giusto, e il vero progresso sgorga dal dialogo, dal rispetto e, come abbiamo visto, dalla libera scelta delle opzioni più indicate.
Ma anche e soprattutto dalla capacità di ammettere ogni tanto di aver detto qualche cazzata.


 
Nell'immagine di chiusura vediamo la nostra mascotte Jet McQuack dopo che Lascienza™ gli ha fatto montare 22 ruote su uno dei suoi aerei, che purtroppo non era dello stesso tipo di cui parla il Ciuffone. Gli inconvenienti del One Size Fits All?
 
jet6
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 
Posted: 07/06/2020 11:11 — Author(s): Polemicarc

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