Pista Ho Chi Minh
 Proseguiamo i nostri sorvoli esplorativi sui territori della Via Del Bosco, espressione di Castellana (non Jungiana!) memoria ma declinata a modo nostro, inconsapevolmente aiutati dai nostri haters. Chissà come si sentono a contribuire al nostro sito mentre tentano di distruggerlo? Mentro loro hanno judo, non facciamo judo e utilizziamo la forza (?) dei loro colpi a nostro vantaggio.
 
 
Quando si parla di VDB (via del bosco) c'è sempre qualche genio che pensa a...una via...in un bosco. Persone dalla fervida immaginazione proprio, dalla capacità di astrazione eccelsa, come il nostro Cenerentolo Braidense che, suo malgrado e nel tentativo di sortire l'effetto opposto, ci fornisce numerosi spunti di consolidamento di vari concetti della nostra dottrina resiliente (*). Sì, sì, quella parola là che usano i Gretini. Ma noi la usiamo in modo appropriato: siccome non ci è possibile (per ora?) fare la Resistenza (visti gli attuali rapporti di forza...), proviamo a fare la Resilienza. In cosa consiste la resilienza? Caliti juncu ca passa la china, il mio proverbio siciliano preferito.
 
 
 
Ovvero adattarsi in modo flessibile, come un giunco, alla pressione esterna della piena, subendo meno danni possibile, pronti a tornare elasticamente allo stato iniziale. SE POSSIBILE.
 
Come si fa questo? Che ne so io, mica sono un guru che sa tutto, come questo qui sotto. Però una cosa la so: senza una fonte di linfa, un rivolo di nutrimento costante, un seme celato sotto la neve, nessuna pianta sopravvive all'inverno. Ecco cos'è la via del bosco. Non c'è nessuna via, nessun bosco (anche se a me piacciono i boschi e ho scelto di collocare la mia personale via del bosco in un bosco...almeno parzialmente). Si tratta solamente di una metafora da declinare nella storia personale di ognuno, e chi non lo ha capito ha problemi di comprendonio perché lo si era spiegato anche nel post precedente! E questo vale indipendentemente dal fatto che uno si stracci le vesti gridando «non è una zoluzione bolidigaaaaah!» (ma abbiamo bisogno di una soluzione politica?) oppure «stai copiando Junger!» (no).
 
 
 
Un'altra similitudine per dire la stessa cosa è la Pista Ho Chi Minh, o Ho Chi Minh trail come veniva designata dagli americani, ovvero Ðuong Truong Son cioè la Strada di Truong Son.
 
 
Il tragitto della Pista Ho Chi Minh
 

Si tratta non di una singola via, ma di un reticolo di piste nella giungla che univa la capitale Nord Vietnamita Hanoi col delta del fiume Mekong a sud. Attraverso questo reticolo, che comprendeva numerose false piste, vicoli ciechi e specchietti per le allodole, la resistenza Vietcong riuscì a vincere la guerra scacciando gli americani che erano sulla carta molto più forti di loro, riuscendo a far giungere lungo i suoi 16.000 Km anche 200.000 uomini per l'Offensiva del Tet che, ricordiamo, dal punto di vista militare fu fallimentare ma diede una spallata politica senza precedenti agli Yankee proprio nella loro patria.
La metafora è potente: una via, anzi un reticolo di vie...nella giungla, quindi nascoste...oltre confine (passava infatti lungo il Laos e la Cambogia) per infiltrare guerriglia lungo i fianchi e le retrovie del nemico al fine di creargli problemi, tormentarlo con azioni di sabotaggio, agguati, costanti grattacapi e rallentamenti.

In un'intervista ad Ho Chi Minh in persona, egli disse che per far giungere un sacco di riso alle truppe attraverso la strada di Truong Song se ne dovevano movimentare ben trenta, ma che questo era inevitabile e necessario come sforzo da mettere in conto per far arrivare QUEL sacco di riso, di munizioni, di medicine con cui poi si combatteva.
Chiaramente gli americani non stettero certo a guardare e scatenarono l'inferno portando la guerra oltreconfine dove passavano le linee di rifornimento celate dalla giungla.
 
Mappa dei bombardamenti americani
 

Tentarono di tutto, colpirono in modo devastante ma mai definitivo, non riuscendo mai a spezzare le linee di comunicazione che rimanevano sempre attive. Provarono ogni sorta di metodo: la forza bruta (i marines utilizzati dal Generale Westmoreland come testa d'ariete), la chimica (l'Agente Arancio per disboscare la copertura di fronde), la tecnica scientifica (sensori di movimento disseminati nella macchia), addirittura il sapone liquido, e mai riuscirono nei loro scopi. Nel mentre, fino a 40.000 ingegneri e operai lavoravano alacremente giorno e notte per attrezzare i sentieri, crearne di falsi, nascondere difese aeree, trappole letali e altri artifici in uno sforzo coordinato di resilienza. Resilienza è piegarsi senza spezzarsi, occultarsi assicurandosi alla fine dei giochi di ricevere le risorse necessarie a sopravvivere e mantenere intatta la propria struttura di comando e operatività mentre il nemico deve fare i conti con crescenti costi e difficoltà logistiche e politiche finchè è costretto a mollare la presa.
Caliti juncu, ca passa la china.
 
Ora, invece di identificare il nerbo della lezione impartita a tutto il mondo da Ho Chi Minh e dal Generale Giap, c'è qualcuno (sempre lui...) che, con la grande capacità di astrazione che lo contraddistingue, risponde che siccome in Vietnam usavano le armi, ciò non ha nulla a che fare con la situazione odierna che viviamo, abbiamo vissuto col Covid e vivremo in futuro.

 
Il poverino non capisce che il paragone del "passaggio al bosco" non è di per sé una fuga. Il poverino non capisce che la via del bosco è non farsi sierare quando ti spingono a farlo, non girare col QR code quando te lo richiedono, avere sempre la scusa pronta e il contatto amico che ti faccia entrare dal retro nel negozio, all'università, all'ospedale, eccetera. Non lo capisce perché lui si è fatto tre pere, e se lo avesse capito non se le sarebbe fatte fare (variazione di quella famosa legge della Termodidattica). D'altronde è uno che apertamente ha ammesso di polemizzare col sottoscritto senza nemmeno avere contezza della posizione teorica quivi espressa, il ché dice di per sé tutto. (ora scusate, esco un attimo a comprare il formaggio dal caseificio, i salumi al salumificio e il vino dal vinificatore, poi torno e finisco il post). [...] Ah eccomi qui di ritorno. Dicevamo...
 
Vedremo il Miguelito prendere fucili, scavare tunnel e predisporre trappole di bambà bambù per mostrarci quanto ci sbagliamo? O lo vedremo ricevere passivamente tutti i cetrioloni in ogni sua cavità corporale, mentre dalla sua beneamata Milano Da Bere ci istruisce sulla resistenza? Siamo in trepidante attesa.
 

 
(*) E non solo spunti di consolidamento per noi, anche moltissimi gravissimi e pesantissimi dubbi sul collettivo Bazaar dello Sport che vedremo con calma nel prossimo post, che è già in canna. Ultimamente è una gragnuola di post politici @politicARC, quindi preparatevi a una Gran Polemica coi fiocchi.
 
Sono qui al Villaggio PLI a vedere che aria tira e l'intenzione era portare qualche nuovo asset ai 'residenti' come lampade ad olio, stufe a legna, pompe a mano...ché poi non è che sia proprio riuscito a portare tutto, ma vabbé sarà per il prossimo giro. Per questo non mi vedete attivo sulle reti sociali ultimamente: c'era molto da organizzare, da fare e da meditare. Scusate se non ho tempo per le chiacchiere e i commenti-pollaio sui fatti di cronaca come qualcuno...
Ma ora il tempo c'è, e cominciamo a levarci qualche sassolino dalla scarpa, per esempio rispondendo all' accusa di LARPING del nostro amico qua...

 
Beh...saluti dai LARPERS, caro il mio buffone saltimbanco ridicolo pagliaccio di corte:
(a proposito, bel giocattolino questo drone vero?)
 
Cos'è questo rumore, forse il fegato del Cenerentolo Braidense che scoppia? M00seca per le mie orecchie!
 
 
Viva la saggezza popolare napoletana!
 
Ci vediamo al prossimo post dove parleremo di quanto Bazaar dello Sport sia infiltrato proprio dal nostro Cenerentolo, il cui compito è quello di troncare e sopire, sopire e troncare qualsiasi tentativo di organizzare una Resilienza di attivisti, tenendo tutto su un piano fumoso puramente teorico che si traduce in Aspettando Godot. La nostra mascotte Jet McQuack sta già montando la mitragliatrice acchiappagatekeepers...
 
...e ricordiamo sempre che il più grande gesto di ribellione verso ESSI è...continuare a vivere fottendocene di Costoro.
 
 
 
Posted: 12/04/2023 11:25 — Author(s): Polemicarc

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