Anatema!
Caro Mario Cucinella, oggi ho aperto il Tùiter e ho trovato una tua intervista. In breve: che cazzo dici? Ti sei bevuto il cervello?

 
 
Va bene, va bene: io non sono nessuno. Sono un minuscolo architettucolo di provincia (Provincia delle Fiande Orientali per l'esattezza), lavoro prevalentemente su edifici che riprendono in qualche modo la tradizione, sulla piccola scala, mentre tu sei un grande ingegnere-archistar-desàiner internazionale, progettista campione dello stile high-tech, vincitore di multipli premi, artefice di più di una opera omnia, autore di fruttuose collaborazioni multinazionali (ricordiamo la sinergia con ARUP), insomma ce l'hai lunghissimo (il CV).
 
Questo è Architetto Polemico, e cosa ti puoi aspettare se non una polemica? Ora ci sei tu perché hai detto una gran serie di cazzate galattiche in questa intervista al Resto del Carlino (cliccare sull immagine).
 
basta con ste cagate
 
E siccome qui si fa cultura —si ragiona, non è che si polemizza tanto per— mi accingo quindi ad analizzare la tua intervista e spiegare il perché mi hai fatto saltare la mosca al naso (in quanto Bolognese di nascita ho il sacrosanto diritto di esprimere la mia opinione sulla città che mi ha visto nascere, boia d'un mond leder!).

Quindi beccati questa ciocàta, nella misura in cui non sono nessuno io e sei una personalità tu. La fama e la responsabilità ce le hai tu, non io (anche se mi piacerebbe averla, giusto per mostrare un approccio diverso), quindi sei anche facile da criticare per via di questa differenza intrinseca. Come tutti i supereroi ben sanno, «Da grandi poteri, grandi responsabilità»! E'una posizione di vantaggio, in questo caso, l'essere un minuscolo, invisibile anonimo? La sto sfruttando? Sì, perché il politicamente corretto non esiste, è una leggenda liberale. Giochiamo a carte scoperte, soccmel'!


  L'INTERVISTA.
 
 
 
Architetto, come le è venuto in mente?
«Guardando i disegni con cui, nei secoli, si era pensato di completare la facciata»

E qui mi tremavano già le mani. Se collegavano una turbina alle mie orecchie generavano diversi KiloWatt con il vapore emesso. Mi precipito nell'archivio e sparo una salva di tuitt' (con typo da nervosismo annesso) mostrando i vari «disegni con cui, nei secoli, si era pensato di completare la facciata» (anche qui, cliccare sull'immagine).

polemicarc sclera
 
Poco oltre, il Nostro:

Non crede di avere osato un po’ troppo?
«Sarebbe stata un’operazione più pericolosa cercare di immaginare come sarebbe stata la facciata se... Non avrebbe avuto senso mimare un’architettura che non potremo mai ricostruire».
 
A parte il "non potremo mai ricostruire" che è una bazza gigante (gli scalpellini non mancano, le macchine CNC pure... i cervelli, forse... ma di cosa hai paura?) Cosa ha fatto il Nostro? Ha guardato i disegni del passato, li ha considerati "pericolosi" e ha detto «Architettura? Macché, verdura».
La resa totale incondizionata dell'Architettura. Si stende un tappetino di foglioline infilate in sacche di feltro perché è troppo arduo misurarsi coi maestri del passato.
Ma se è troppo arduo, stai a casa no!? Fai il giardiniere sul grattacielino di Boeri. Perché se l'obiettivo è una spruzzatina di colore verde, è più facile ed economico proiettare quell'immagine direttamente sulla facciata. Sempre di show si tratta. No?
 
Continua:
 
Lei già immagina le critiche e le polemiche.
«Un po’ di provocazione, specie da parte di noi architetti, è anche utile. Ben venga il dibattito, anche feroce, se porta a un pensiero collettivo, a una riflessione su un tema che sarà la priorità dei prossimi decenni»
.
Eh lo so, ben venga il dibattito...SE porta ad un pensiero collettivo che SARÀ la priorità nei prossimi decenni. Cioè la priorità la fissa lui (e qualcuno dietro di lui) e fintanto che il pensiero collettivo verterà sulle coordinate prescritte, ben venga. Altrimenti no.
Cerrrrto che no! E infatti le polemiche eccole qua, per servirLa.
Lasciamo stare tutto il lato teologico del cosiddetto "impegno ecologista" di questo papa dalla voluta lettera minuscola, ma il Nostro propone apertis verbis di mettere mano "ai simboli". Cioè sa che il suo intervento non ha nulla di concreto ma tutto di simbolico. E quindi se la sua facciatina verde è simbolica significa che non serve a nulla dal punto di vista della sostenibilità. Siamo sempre allo stesso livello del "sottile strato di cobalto applicato ai piedi di balsa (del vitello della storia falsa)".
 
Prosegue:
 
«Mi limito a citare alcuni progetti mai realizzati o realizzati solo in parte. Dalla nuova stazione di Bofill al nuovo quartiere in zona Lazzaretto, all’auditorium pensato da Renzo Piano. Si parte con l’ambizione di fare le cose in grande, poi non ci si riesce. E si rinuncia a realizzare opere che possono cambiare il volto della città».

Di chi è la colpa?
«Non c’è un solo colpevole. Come ho detto, in questa città è spesso mancato il coraggio di portare avanti progetti importanti, al di là delle tensioni che le trasformazioni inevitabilmente creano. Manca una visione ampia, che sappia immaginare la città dei prossimi venti o trenta anni».

Cioè tu, caro Cucinella, parli di «visioni di trent'anni» su una città che di anni ne ha 2500 e di «coraggio» per andare «al di là» (cioè fottersene) delle tensioni che i tuoi interventi postmodernisti creano?
Di coraggio, o meglio faccia di bronzo, ce ne vuole per sputare in faccia a Michelangelo o a Giulio Romano che hanno lavorato persino sulla fabbrica di San Pietro (la sede del tuo capo) giudicando "pericoloso" il loro lavoro o il cimentarsi con esso. Perché dico questo? Perché tu, invece di ammettere la tua inadeguatezza nel misurarti con loro, sublimi il concetto in un "pericolo" generale di un intervento...architettonico!
Ok, qui si apre una questione sul completarla o meno, questa facciata, e come. Conosco molti architetti classici che potrebbero farlo. Se in un modo migliore dei nostri campioni italiani del passato...non credo.
Ma la facciata è rimasta così, incompleta, nei secoli dei secoli.
 

 
Pausa per un attimo: ora, facciamo un test di narrazione, per mostrarvi quanto sono importanti le parole.
Facciamo conto che questo sia un edificio di nuova costruzione. Sentite come ve la metto giù, nei panni di un architetto contemporaneo:

«La basilica, eretta interamente secondo le tecniche tradizionali e utilizzando materiali naturali, è costruita per durare centinaia di anni ed ha quindi un impatto ambientale molto basso nel corso dei secoli, oltre all'alta resilienza conferita dalla bassa tecnologia di cui abbisogna.
La facciata, che esprime il concetto michelangiolesco del "non finito", contribuisce alla definizione della quinta urbana, in un dialogo tra i poli opposti del raffinato zoccolo marmoreo e la massa brutalista e plastica della muratura a bande orizzontali.»
 
Cosa c'è di più moderno di questo? Cosa? La facciata di San Petronio è fottutamente moderna, contemporanea, postmoderna se vogliamo. Se in tutti questi secoli l'hanno lasciata così, ci sarà un motivo (più di uno per la verità, i denari tra questi)! E' comunque gradevole. Si integra nella Piazza Maggiore tramite la sua volumetria, la sua scala, i suoi materiali.
Non funziona questa interpretazione, per caso? A me pare di sì.
E comunque non permetterei mai a nessuno di rovinare la piazza bellissima dove da piccolo correvo dietro ai piccioni per cercare di pestargli la coda (sono sentimentale).
 
san petronio facciata incompleta
piazza maggiore 1
piazza maggiore aerea
minty-sainsbury-bologna
Piazza Maggiore da diverse angolazioni e in impianto urbano.
 


Noto che, siccome in quella Piazza non vi sono aree verdi, l'unica macchia vegetale sarebbe su quella facciata verticale, irraggiungibile dalla cittadinanza -cioè noi povery- a meno di diventare Spider Man. Ci raccontano che è un'operazione simbolica. E allora, se l'essere umano non è più al centro dell'esperienza spaziale perché non può fisicamente usufruirne, cosa vorrà dire?
 
Quindi, caro Cucinella, lascia stare San Petronio, lascialo tranquillo com'è sempre stato.
E non fare l'ipocrita, perché se vuoi completare la facciata di San Petronio, mi devi spiegare perché non vuoi completarne la PIANTA: lo saprai sicuramente che doveva essere una chiesa gigantesca, molto ma molto più grande di quello che è ora. E i segni di questa illusione di grandeur si possono notare sia all'interno come all'esterno, lungo il transetto oppure osservando l'abside dall'esterno, per esempio.
bologna san petronio abside

 
E' quindi evidente  che qui non si parla a caso: Cucinella si sceglie esattamente un campionario di elementi su cui agire,trascurandone altri con la pretesa di cambiare una città con 2500 anni di Storia. E lo fa per perseguire certi obiettivi «al di là delle tensioni che le trasformazioni inevitabilmente creano.»
Mario ma 'ndo voi annà?
Vuoi la «visione ampia», ma allo stesso tempo cestini 2500 anni di tradizione, di evoluzione, di civiltà? Come puoi immaginare il futuro senza tenere in conto il passato, senza farne una ricca miniera (cit.)?
Guardiamo alle nostre città europee: il Movimento Moderno ha fallito. L'impianto delle nostre città è ancora classico, i migliori spazi urbani NON sono modernisti. Ci state provando da minimo ottant'anni. Ma ora tranquilli, ché arriva Cucinella.

 

 
IL «GREEN» E IL GRANDE RESET.
 
 
Ecco, io spero con tutto il cuore che la cittadinanza rigetti queste istanze che nei fatti fanno tabula rasa di un complesso linguaggio urbano, dei segni del genius loci che in quella facciata si materializzano, e in ultima istanza cancellano la cultura e l'identità dei bolognesi. Toh, un great reset! Che caso.
 
Occhio ragazzi, qui non si scherza, e noi che proviamo a proteggere il Patrimonio siamo sulla difensiva. Non fatemi parlare dei nefasti effetti che la Convenzione di Faro avrà su di esso, ora che la nostra omogeneità etnico-culturale sta venendo indebolita abbastanza affinché la nostra Storia, la nostra Architettura, la nostra Arte e Cultura vengano messe in discussione da poteri e culture a noi ostili che stiamo lasciando crescere con incredibile disinvoltura come serpi in seno.
E' solo questione di tempo prima che i deboli argini del «mondo di prima» cedano alla marea fetida del Nuovo Ordine Mondiale, e il «green» è uno dei punti di saldatura con la nuova teologia Pachamama di papa Badoglio Malgioglio Bergoglio.

«Seeeeeh gombloddo!» sento già ridacchiare dall'ultima fila.
Ecco, per chi pensa questo c'è lo spieghino della "suora dell'ONU":

Possiamo proseguire? Neutralizzati i debbbunkers della domenica? Bene.
 
Ricordiamo: la tradizione ha superato il collaudo della Storia. Se quella facciata è rimasta così è perché era meglio così; e noi non abbiamo né il diritto, né l'esperienza o la maggiore abilità, né l'autorità morale sui nostri antenati di maneggiare quella roba. Tantomeno lasciare che le velleità di qualche archistar leccapiedi prendano il sopravvento. Sul ruolo dell'archistar richiamo la Polemicard #004 che cade a fagiuolo (cliccare sull'immagine):
 
polemicard004
 
...
 
 MURI VEGETALI? VA PUR LA'!
 
 
In ultimo, qualche considerazione tecnica sui «muri vegetali», dato che il Nostro afferma che la natura dell'edificio non ne verrebbe toccata (risate dagli spalti).      
I «muri verdi» o «living wall» sono dei sistemi estetici dal limitato effetto coibentante e dal nullo effetto igrometrico (nel caso di spazi aperti come Piazza San Petronio). Necessitano di costante manutenzione e irrigazione automatica computerizzata, un funzionamento e materiali energivori, un sistema complesso che —per esperienza— posso definire non privo di problemi tecnici ricorrenti e, nel caso di un muro esterno, sensibile ovviamente alle stagioni.  
Le specie vegetali devono essere compatibili con le condizioni del loro «habitat verticale», proibitive in confronto al normale «habitat orizzontale» di una pianta comune. Esse devono essere curate e sostituite, inoltre l'intero muro dev'essere accessibile per la manutenzione.

Qui di seguito tre esempi diversi di giardino verticale.
 
green wall 1
green wall 2
green wall 3
 
Chi è ancora convinto che questa roba sia concreta e non una pallida vernicetta di greenwashing, chi è convinto che sia ecologica e sostenibile, di basso impatto, alzi la mano, che Jet McQuack arriva a sganciare le bombe.

Tecnicamente, giusto per omaggiare il concetto di «non intaccare la natura dell'edificio» abbiamo bisogno di bucare la facciata per fissare la struttura che sosterrà le sacche per le piante (di feltro, plastica o metallo), bucare per tirare i tubi dell'irrigazione, bucare per piazzare una nuova illuminazione scenografica, bucare per fissare le passerelle per la manutenzione (sicuramente in metallo zincato, a meno che non si utilizzino giardinieri basculanti come a Milano che dovranno comunque appendersi da qualche parte, quindi ancora bucare), e riempire la cattedrale di pannelli solari (ovviamente per alimentare tutti i sistemi «smart» che controlleranno il muro verde). Senza contare che innaffiare giornalmente non so quanti m2 di facciata richiede che essa venga protetta dall'umidità con un telo impermeabile a contatto con la muratura originale.

Andiamo a vedere il rendering proposto nell'intervista, all'inizio del post. Li vedete quei cipressi sulla sommità della facciata? I casi sono due: o vi stanno prendendo per il culo, o vi stanno prendendo per il culo (no, sta volta niente tilde al posto delle parolacce, ve ne sarete accorti!), perché:
- se non li mettono nella realtà, li mettono nel rendering per impressionarvi con un'immagine illusoria e impossibile, cioè vi stanno indorando la pillola;
- se invece li mettono nella realtà...beh...in omaggio alla «natura dell'edificio che non verrebbe toccata», ecco a voi la stratigrafia di un tetto verde, dal più sottile e farlocco al più profondo e pesante atto ad ospitare alberi. Se guardate la scheda tecnica in olandese (se ruscite a capirci qualcosa) si comincia a parlare di peso al m2, di spessori di substrato... Quanto sono profonde le radici di un alberello piccino picciò? 3m? 4? Auguri!

tetto-verde-italiano
derbigum brochure gardens 5 638
 
 
Non ho altro da dire.
Ora, se siete arrivati qui in fondo, dovreste essere indecisi solo sul prendere il forcone o la fiaccola o entrambi. Se ci sono ancora sostenitori del muro verde farlocco per questa cattedrale ho fallito la mia invettiva, in ogni caso sarò sempre appollaiato qui a dire "Io l'avevo detto", quando la m... giungerà al ventilatore.
E bona lè!
 
Ecco l'occasione per rimarcare il rapporto tra Architettura e Politica, discusso finora in due post, il secondo dei quali torna particolarmente utile in quanto riguardante l'architettura sacra. Leggetelo, ne trarrete elementi generali da applicare a questo caso. (Architettura è Politica(?) - p.te I e p.te II

Qualcuno sul Tùiter ha parlato di «overkill» alla mia reazione. @Stefanol2006, ecco la sua rappresentazione.
polemicarcbombing
 
 
 
Posted: 19/12/2020 11:07 — Author(s): Polemicarc

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