Guerra ai demolitori!
Panoramica esemplificativa del pessimo stato di salute del Patrimonio nelle Fiandre.

Si tratta di una serie di casi di vario profilo che però, pur nel loro essere altamente locali e specifici, forniscono inquietanti indizi su come viene gestito il Patrimonio (culturale, storico-artistico, architettonico...) nel cuore dell'Europa e -di riflesso- in quasi tutti i Paesi Europei.


Grazie ai potenti mezzi della rete internazionale di estimatori e cultori della Tradizione, siamo qui a raccontare questa storia e nel renderla pubblica chiedere il vostro aiuto per sensibilizzare le persone sull'argomento e notificare alle istituzioni il nostro sdegno.
A coloro i quali vogliono andare dritti al punto consiglio di saltare l'Antefatto, per chi invece volesse un po' di contesto è utile continuare la lettura nell'ordine previsto.
 
 

Antefatto

 
Abbiamo oggi un tipo di approccio teorico molto discutibile a quello che da queste parti si chiama «erfgoed» ovvero «bene ereditario» da passare alle generazioni future.
Un progetto che ha suscitato aspre polemiche è quello di ampliamento del complesso fortificato Het Steen. Esso è rappresentativo dell'approccio corrente al Patrimonio nell'UE, cioè di quel filone "additivo" che cerca nel "contrasto" delle tecnologie costruttive e dei materiali con l'esistente la ragion d'essere (anti)filologica dell'intervento.
L'effetto che appare è quello di "parassitare" in varie misure e maniere -spesso apertamente rivendicate- il substrato storico, utilizzato solamente come piedistallo per l'intervento contemporaneo e trattato senza rispetto.
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steen
Alcuni tuittaroli internazionali di gran pregio come @c_k_lynch hanno mostrato con un semplice disegno a carboncino l' esistenza di un approccio completamente antitetico, nonché una tra le tante alternative possibili.
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counterproposal
 
Meglio? Peggio? Si apra un dibattito...perché non c'è.
La tecnocrazia decide e i popoli si trovano di fronte al fatto compiuto.
 
Questo scandalo si consuma mentre un analogo intervento al castello Gravensteen di Gent, capoluogo della Provincia delle Fiandre Orientali a pochi kilometri di distanza, viene scongiurato da una lettera a pubblica sottoscrizione indirizzata al sindaco (cough...cough...liberale e progressista).
Parallelamente, nella vicina Sint-Niklaas, si persevera:
sint nik
Vale per i monumenti ma, come vedremo, il fenomeno si replica a piccola scala nel tessuto minuto dell'urbanità, recante con sé informazioni culturali e tracce storiche che conferiscono carattere a una via, uno scorcio, una cittadina.
 
E proprio in questi giorni esce questa notizia qui: in un altro dei landmark di Gent —questa volta la residenza fortificata Duivelsteen— dopo molte peripezie sono riusciti a ottenere i permessi per ricavare esclusivi appartamenti di lusso. Ecco, non saprei, ma come cittadino Ghentese avrei apprezzato di più un museo o qualcosa di culturale (a cui comunque non potrei accedere perché in quanto non vaccinato per il COVID-19 sono una specie di sporco untore in virtù della mia abilità di non ammalarmi quasi mai. Viva l'apartheid la salute pubblica).
 
Insomma, la situazione è questa.

La sensibilità nei confronti del tessuto urbano tipico, che esprime identità e personalità locali è ai minimi storici, possiamo dirlo forte. Almeno a livello istituzionale, che è quello che determina tutte le cose di cui stiamo parlando.

 
A livello individuale le cose cambiano molto, come mostrato per esempio dal nostro eccellente @CharlestonArchi il quale ci mostra un interessante sondaggio condotto sul pubblico statunitense. Sarebbe interessante eseguirne uno analogo qui in Europa.
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poll

Invito a visitare altri articoli tonanti a difesa del Patrimonio storico-culturale —ben polemizzanti e divisivi nella loro critica al revisionismo puritan-talebano-woke e furore iconoclasta, seguendo il tag @MonumentsWatch che rievoca i concetti della famosa «Guerra ai demolitori» di Victor Hugo.
 
 
 
 

Assistiamo a demolizioni incontrollate e "ristrutturazioni" spericolate di edifici oggettivamente di pregio e spesso in perfette condizioni, al fine di rimpiazzarli con edifici di qualità costruttiva ed estetica inferiore, omologati e in realtà ben poco sostenibili.

Nel quadro di sostanziale opacità normativa, se non di erroneità concettuale delle norme stesse, operano come ingranaggi di una macchina infernale non solo gli enti pubblici ma anche i privati che, spesso sotto forma di imprenditori edilizi in stile "compra-ristruttura-rivendi", non hanno alcun interesse a rapportarsi con gli edifici esistenti in modo sensibile e personalizzato, ma applicano standard industriali e finanziari sistematici che si riflettono in un'estetica riassumibile con "cubo bianco".

Ci sarebbe anche un ulteriore aspetto culturale, sul quale non mi soffermo ma che è di non trascurabile importanza, per cui il legame ancestrale col Territorio dei soggetti operanti in questa maniera è prossimo allo zero. Sarebbe interessante indagarne i motivi, magari in un'altra occasione.
 
Questo stato delle cose è reso possibile da un reticolo di cunicoli burocratici, uffici elefantiaci, definizioni giuridiche nebulose, arbitrarietà dei funzionari pubblici e soprattutto da molti, moltissimi soldi incanalati attraverso le "riqualificazioni" collegate al Green New Deal (di cui già dicevamo peste qui).
 
Ma, a forza di "insignificanti" cambiamenti nella situazione pratica di tutti i giorni, alla umile e minuta scala dell'edificio, poi l'estetica e la forma urbis cambiano anche radicalmente. E' lecito interrogarsi su quanto controllo si abbia realmente su questo fenomeno, se le nostre città siano amministrate esteticamente correttamente, valutando anche se il Patrimonio si trova in pericolo (magari non a seconda delle zone, se a traffico limitato o meno...). 
Personalmente ho visto questo fenomeno in atto ovunque in Europa Occidentale e meno nel Vicino Oriente (l' Europa Orientale) dove si assiste in parte ad un revival delle tecniche ed estetiche tradizionali. Pertanto a volte sento il bisogno di sparare a pallettoni quando fanno questo tipo di proposta in Italia.

Dicevamo quindi che alla scala del singolo edificio, qui nelle Fiandre ne accadono di tutti i colori:
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Che succede solitamente? Ve lo spiego attraverso le didascalie delle foto di questa mini-galleria:
 
 
 

 
...e ora, prima di proseguire verso la parte interessante del post, vi presento questo edificio:
 
 
 
 
 

 
 

Whistleblowing edilizio

 
Premessa: sono in possesso di tutti i documenti che possono dimostrare ciò che segue. Tutti i documenti sono stati anonimizzati in modo da preservare la privacy dei soggetti coinvolti e non esporre la "fonte informativa".
 
Siamo a Hamme, ridente cittadina della campagna a circa 30 Km da Gent, dove uno di questi imprenditori del tipo precedentemente descritto compra senza farsi troppi scrupoli una vecchia casetta di ringhiera in mattoni rossi, di quelle utilizzati dai lavoratori proletari fino agli anni '60 e risalenti agli albori del secolo Ventesimo.

Il Nostro, di origine straniera, vedeva un ammuffito mucchio di mattoni crepati da trasformare in una casa a cubo di facile esecuzione, mediocre finitura e veloce rivendita a un target medio-basso probabilmente indebitato fino al collo per l'acquisto.

Purtroppo non aveva fatto i conti con Onroerend Erfgoed (un ente paragonabile al nostro Ministero dei Beni Culturali, ma senza grado ministeriale) e con un notaio distratto che ha omesso di riportare la protezione conferita alla facciata dallo status di Patrimonio nell'atto di vendita.
[clicca per la pagina]
 
Tale pagina ci comunica che:
 
 
Facciata protetta, demolizione fuori discussione, storia finita? Certo che no. Siamo in Belgio, il paese con tre governi, pure tre lingue, un Re, e millecinquecento birre.
 
Si dà il caso che per ragioni inspegabili, l'unica casa a presentare «una facciata originale non modificata» -la nostra!- sia protetta tanto quanto le "sorelle" modificate adiacenti (eccettuata quella con la facciata intonacata che non ha conservato il suo status protetto proprio in seguito a quell'intervento). Il Nostro imprenditore, mancando della sensibilità culturale per trovare bella quella facciata, quindi apprezzarne il valore (e trarne poi un profitto economico commisurato), ragiona nel modo seguente:
 
«Se i vicini hanno modificato la facciata lo farò anche io».
 
Inizia quindi un estenuante supplizio di comunicazioni con le varie istituzioni alla fine del quale viene emesso sostanzialmente il seguente verdetto:

«Caro, non puoi demolire quella facciata perché l'edificio è protetto.
MA
se ci dai le perizie di un architetto e di un ingegnere che dicono che il muro è instabile, allora puoi demolirlo anche se è protetto, non fa niente, basta che presenti una nuova domanda di costruzione».
 
Da questa foto è possibile notare la differenza tra la 'nostra' unica facciata originale e le altre del gruppo, modificate.
 
Detto, fatto: il Nostro contatta un ingegnere e un architetto, gli dice quello che devono scrivere, e loro lo scrivono.
L'ingegnere scrive un "rapporto strutturale", e l'architetto gli fa eco timidamente. 
 
Rapporto strutturale
[clicca per il documento]
 
 
Comunicazione dell'Architetto
architect
[clicca per ingrandire]
 
 
La facciata era protetta. L' imprenditore de cuius aveva ricevuto il permesso di rendere l'edificio parecchi metri più profondo al piano terra, per cui non avrebbe costituito alcun problema conservare la facciata costruendo un muro isolato aggiuntivo appena dietro di essa, perdendo un metro quadro scarso di superficie calpestabile.

Invece, il Nostro decide fin dall'inizio di buttare giù tutto, e così facendo usa maniere molto brusche per rimuovere le travi del solaio... In questo modo scalza fuori dei mattoni dalla facciata, da entrambi i lati interno ed esterno.

Dopodiché incarica l'ingegnere di dare la colpa al muro stesso, perché è vecchio eccetera, come mostrato nel rapporto strutturale.
Mentre l'architetto insiste sull'inestetismo delle riparazioni (ignorando l'esistenza di decine di imprese specializzate).
 
 
A questo punto, un whistleblower che ha visto accadere tutte queste cose decide di mandare una email anonima all'ufficio tecnico di Hamme denunciando l'accaduto perché, amici miei, questo tipo di segnalazioni in Belgio si fa infilando la carta d'identità nel lettore digitale, e magari a qualcuno le conseguenze possono creare dei problemi.
 
(traduzione automatica sbilenca di Gooooogle):
mail
 
Grazie al passaparola vengo a conoscenza degli eventi, riesco a contattare chi di dovere, ed eccoci qui a scrivere.
 
All'ultimo secondo ho ottenuto anche alcune foto NON INCLUSE nella "relazione tecnica", che mostrano una volta di più la violenta noncuranza del nostro "imprenditore edile", nonché certe "lievi imprecisioni" (cit.) nel rapporto... (la risoluzione è quello che è...):
 
 
 
 

Cosa chiede in sostanza Manneke?
•Che l'estetica e la storia del suo villaggio vengano rispettate;
•Che i profitti dell'imprenditore scivolino in secondo piano rispetto ai valori immateriali del paesaggio locale;
•Che si sforzi l'imprenditore stesso di ottenere un buon progetto di real estate di fascia medio-alta da una tipica casa fiamminga, invece di trasformarla in un mediocre bunker saudita per nomadi digitali.
 
Ed è in questo momento che interveniamo noi, il Polemico scrivendo e pubblicando questo articolo con la collaborazione di altri amici che possono garantirne una adeguata diffusione mediatica, nonché occhi e orecchi ben aperti. Sennò, coi miei quattro lettori sparuti ma accaniti, non raggiungo i livelli di Polemica sperati!
 
Ma il punto è: quella facciata è recuperabile persino se danneggiata? A parere di molti, sì.
È possibile fare un progetto che la includa? Sì!
È ufficialmente protetta come patrimonio edilizio storico? Sì!
E allora, come sempre ripetiamo, Architettura È Politica, e quello che sta succedendo è una scelta politica di cancel culture a cui bisogna opporsi, proponendo progetti e visioni alternative che garantiscano bellezza e identità.
 
Invito pertanto a inviare il seguente messaggio al comune di Hamme per ricordargli il rispetto della storia estetica locale dei luoghi, che conferisce identità a questi piccoli centri che altrimenti sparirebbero inghiottiti nell'omologazione globale totalizzante:
 
vergunningen@hamme.be 
Dear Municipality of Hamme,
Please keep into consideration maintaining the heritage façade in Bareelstraat nr.8 for its intrinsic value,
as it is a typical Flemish feature contributing to the streetscape identity of your town and region.
I believe such aesthetical values should be maintained to contribute to the present and future identity of every place and its inhabitants.
Thank you
 

 
Posted: 17/02/2022 13:48 — Author(s): Polemicarc

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