15 minute fence
In questo scritto vi fornirò il mio punto di vista polemico e non richiesto sul tema delle "città 15 minuti", o "15-minute city" che ultimamente sta imperversando nella mia bolla professionale e nell'Internet.
Questa analisi va messa in rapporto da una parte all'approccio teorico avocato da Polemicarc in tema di "sostenbilità" -per prenderla molto alla larga- dall'altra alla polemica politica tra i critici (o coloro che impersonano tale ruolo) del Sistema, nella quale sono personalmente coinvolto a tempo perso.
 

 Riassumendo tutta la questione, cos'è la "15-minute city"? E qual è il problema?
Personalmente sono dell'avviso che la questione sia sottilmente semantica, come vedremo, e dalle enormi implicazioni.
Andiamo con ordine, dividendo il tutto nei soliti paragrafi cliccabili ed espandibili (o anche no!) per facilitarvi la lettura!


Qual è l'opinione dei sostenitori del concetto di "15 minute city"?

 
Come esempio tipico di entusiasta per questo "programma politico" annoveriamo l'amichevole e prolifica fondazione britannica Create Streets, creata e condotta dal dinamico e determinato Nicholas Boys Smith, che abbiamo già conosciuto l'estate scorsa alla Scuola Estiva di Architettura Tradizionale di Bruges (nella seconda parte del post).
 
Secondo questo manifesto la denominazione "15-minute city" altro non è che uno dei tanti nomi che diamo all'urbanistica tradizionale per renderla più popolare, accattivante e proponibile al pubblico di massa. Infondo concerne solamente una critica alla città del Movimento Moderno: si tratta di creare luoghi a scala umana, che promuovano una bellezza semplice, basata su diversità di funzioni, varia composizione sociale, presenza di infrastrutture naturali, mobilità e servizi a basso impatto... insomma, la città che tutti vorremmo, il tipo di urbanistica tradizionale che abbiamo anche noi in Italia, paese costellato di piccoli centri, favolosi edifici e geniali dispositivi urbani messi a punto dai nostri architetti nel corso dei secoli e che trovano di diritto il loro posto nei manuali di architettura e nell'iconografia di massa del nostro Paese e all'estero.
Questa è anche la filosofia di Create Streets e del nostro Nicholas, che è veramente un asso, dico davvero, visitate il sito: il tipo di urbanistica e la filosofia che questa fondazione sviluppa è fortemente complementare alla posizione Polemica su moltissimi temi. Non sono certo qui a criticare il loro operato a cui va sicuramente il mio plauso. Ma.
 
 
Come progettare luoghi apprezzabili
Alcuni ingredienti di base
 
 
L'idea che tutto sia raggiungibile a piedi o in bicicletta in un raggio di soli 15 minuti è certamente seducente e rievoca quel sapore antico di borgata, osterie e bar di quartiere, passeggiate per le vie e piccioni che beccano il pane ai piedi delle panchine. Cosa mai ci sarà di insidioso in questo concetto di comunità che per millenni nel mondo ha dato forma e tratto vita dalla definizione del tessuto urbano in quartieri di carattere in cui è piacevole vivere? Tutti vorremmo un ambiente urbano gradevole, salubre, che fornisca il necessario supporto di servizi essenziali e di svago per tutte le età e fasce sociali. E vorremmo che tutto ciò sia a portata di mano, ovviamente.
Solo il pensiero che questo possa essere un cavallo di troia per le solite insidie globaliste alla libertà dei popoli è quindi chiaramente una teoria dei complotto dell'estrema destra (o dei gomunistih a seconda dei casi). Procediamo pertanto con decisione secondo le linee guida dell'Agenda 2030 in tema di energia, sostenibilità, mobilità, sicurezza alimentare, sanità, istruzione...e via così verso un radioso futuro resiliente e sostenibile.
 
 
 

 
Le cose sono purtroppo più complesse e il genuino entusiasmo potrebbe portare a sottovalutare l'eventualità di strumentalizzazioni per fini altri da quelli prefigurati (e da queste parti abbiamo già ragionato sui rischi insiti nelle visioni idilliache) esponendo il fianco affinché il volo venga dirottato da un commando intrufolatosi a bordo, e condotto verso una destinazione diversa da quella che i passeggeri si immaginavano.
Partiamo invece da una considerazione.  Nominare la "15-minute city" significa implicare i concetti propri dell' urbanistica tradizionale. Giusto? E allora...che bisogno c'è di nominare quei concetti con un nome differente e tra l'altro anglofono? I popoli della Terra hanno forse creato per migliaia di anni città a misura d'uomo secondo i dettami della "15-minute city"? Certo che no, e quindi cosa comporta questo slittamento semantico che è un vero e proprio rebranding?
L' addizione di nuovi concetti che, una volta incorporati nella percezione di "città sostenibile", saranno accettati dalla popolazione e diverranno parte delle politiche urbanistiche e territoriali.
Questi concetti che attirano la nostra attenzione sono quelli relativi alla smart city, i quali costituiscono la modifica genetica della buona urbanistica e del vivere urbano.
 
Un amico mi segnala questo articolo. Sebbene di toni completamente diversi rispetto al gentile entusiasmo di Nicholas, notiamo che alla fine entrambi convergono sul tema "è tutto un complotto, non c'è nessun complotto". Non c'è molto da dire su questo: l'esperienza dimostra che quando il mainstream comincia a bollare come complotto qualcosa è perché qualcuno ha fiutato la pista giusta, meglio quindi screditarlo con appellativi tipo "estremisti di destra", "terrapiattisti", "fascisti"...
 
Tralasciando la divertente ma preoccupante commedia dell'assurdo in cui i critici della "15-minute city" vengono additati come "fascisti" mentre essi stessi gridano all'intrigo "socialista", di sicuro gli ultimi tre anni hanno completamente dilapidato in un numero sempre crescente di persone la fiducia verso le istituzioni; perciò non vi è nessuna meraviglia nella reazione allergica all'ennessima visione idilliaca calata dall'alto a cui è moralmente obbligatorio aderire.
 


Smart o 15-minute?

 
Avete notato che la "smart city" è passata parecchio in secondo piano come definizione mediatica? La ragione di ciò risiede nel progressivo assorbimento e sistematizzazione da parte del marketing verde delle diverse voci dell'Agenda 2030. "15-minute city" è una denominazione molto più friendly e green, che rassicura e infonde speranza.
"Smart city" è l'implementazione di uno strato digitale al tessuto urbano. Questo implicare ripetutamente una PA digitale e interazione digitale del cittadino nell'ambiente urbano (e persino domestico, se consideriamo la domotica come una prolunga di questo concetto), può generare in alcune persone vulnerabili all'eccessivo e pericoloso uso del cervello interpretazioni non ortodosse, non conformi, persino complottiste; ad esempio l'identificare l'eventualità della sorveglianza digitale di massa nella città panopticon. Ché poi a questo punto, uno si chiede cosa significhi, anche giuridicamente, essere un "cittadino", ma è un altro discorso...
 
Ricordo che una volta chiacchierando con una amica cosiddetta esperta di relazioni internazionali (con la Cina!!) mi sentii dire che sì la Cina utilizza dei mezzi discutibili di controllo sociale, ma noi in Occidente siamo democratici e queste cose mica le facciamo. Io, basito. Era il 2018, credo.
Bene, in Cina la situazione è più o meno così, credo che nessuno possa obbiettarlo:
 
E noi in Occidente queste cose non le facciamo di certo, siamo democratici! Pertanto sviluppiamo le smart city perché siamo sostenibili e le colleghiamo tutte in rete a livello globale e raggiungiamo gli obiettivi dell'Agenda 2030, che è diverso da quello che fanno i cinesi perché diamo democratici .
 
 
Nota: lo devo sempre ripetere: il continuo riferimento al "comunismo" dietro queste politiche è ridicolo! Certo, il bolscevico Gates e il trotskista Schwab. E no, i cinesi non sono comunisti bensì capitalisti di Stato. La chiosa vale ovunque sia presente questo riflesso pavloviano anticomunista inutile e dannoso. Potete divertirvi a trovare diversi di questi casi proprio nei materiali inclusi in questo post!
 
Spiegata così è raccapricciante come storia, anche una persona mediamente distratta potrebbe giungere a conclusioni malauguratamente pericolose per la stabilità del Sistema. E' quindi necessario presentare il tutto in altro modo...che ne dite di questo? Aaah, che mondo da favola!
 
 
 
Dopotutto dal World Economic Forum ci rassicurano che useranno i nostri dati «responsibly and sustainably» quindi di cosa ci preoccupiamo? Questi sono quelli che ci vogliono bene e pensano alla nostra salute e alle nostre tasche, come vediamo da politiche "verdi" e gestione COVID per esempio.
 
 
Vi chiederete che c'entra la "smart city" con la "15-minute city"? Che sono due cose diverse, che no, questa cosa dei cinesi e del controllo è una paranoia e che quelli del WEF poverini non c'entrano niente: loro stanno là a fare i convegni e il fatto che Agenda 2030 abbia definito sia le politiche COVID che quelle green è una pura coincidenza. E comunque l'agenda non esiste e, se esistesse, il WEF non ci avrebbe nulla a che spartire, d'altronde la smart city non ha niente a che fare con le politiche COVID o green...vero?
 
 
 
Eccoci quindi davanti a IL nesso:

smart city ⇔ gestione COVID green

Il triangolo no! Non l'avevo considerato!

 


Città Panopticon

 
Come gestiamo questi tre vertici del triangolo, ovvero come li implementiamo e controlliamo all'unisono? Con un concetto che li contenga tutti. Indovinate? "15-minute city".
Pensiamo alle caratteristiche della città 15 minuti, e vediamo se questa "smartsitizzazione" non sia pericolosamente complementare ad un certo modus operandi...
Certo, nessuno ha mai provato a rendere la "15-minute city" un cavallo di troia per impostare una ridotta autonomia di movimento dei cittadini! Cos'è questa teoria del complotto!? Nel mentre, in Gran Bretagna...
 
 
 
Quindi abbiamo degli e-gates (gates di qua, Gates di là...) che regolano l'accesso a sei distretti in cui la città è divisa, che sarebbero il vicinato entro i famosi 15 minuti di raggio. Accessi regolati, registrati, sorvegliati. A cui magari aggiungere dati biometrici a go go. Che dite di un Green Pass?
Possiamo imbellettare l'idea quanto ci pare, aggiungere gli alberelli, le piste ciclabili, le piazzette coi vecchietti che giocano a briscola al tavolo eccetera ma a voi non ricorda la gestione che hanno messo in opera i Cinesi col COVID?
Dopotutto chi ha bisogno di muoversi quando possedere e mantenere un'auto privata costerà entro breve un'enormità? Se i crediti sociali o la quota di CO2 saranno esauriti, o se -Dio ce ne scampi!- dovesse giungere la "next pandemic", avremo il nostro perimetro a 15 minuti in cui rimanere. Proprio come a Wuhan, la Smart City! I casi della vita in un articolo del 2012.
 
 
Eh già, perché purtroppo non è un triangolo, ma un tesseratto eptadimensionale di gombloddi che si concatenano, come l'identità digitale e i crediti al carbonio.
Ma questo non accadrà di certo! Infatti, nell'epoca in cui tutto ciò che è possibile fare viene fatto senza alcun freno inibitorio, ciò non avverrà perché siamo democratici e abbiamo i valori dell'Occidente che ci rendono "un giardino" al difuori del quale si trova "la giungla". Pertanto identificare questo rischio e alzare barriere difensive è un bieco complottismo estremista e negazionista: se vuoi una urbanistica decente allora devi volere la "15-minute city", sennò sei un retrogrado reazionario. Tutto il pacchetto o niente.

 
 
heartColgo l'occasione per salutare Eva Vlaardingerbroek, ciao Evuccia ciao sei bravissima, ma la parte sul gomunistah potevi evitarla, lo sai anche tu che sono liberali. Con immutata stima, ciao ciaoheart
 
 
 
 
 
Qual è alla fine la sintesi Polemica? Che come al solito, Architettura è Politica. Ciò significa che se vogliamo l' urbanistica tradizionale, parliamo di... urbanistica tradizionale. Se vogliamo tecnologie di sorveglianza, parliamo di sorveglianza. Chiamiamo le cose col loro nome e significato, resistendo coscienziosamente all'ingegneria del linguaggio che altera la nostra percezione di ciò che ci circonda e dei nostri stessi pensieri.
Vi accorgete da soli di come sia facile mutare il codice genetico a un seme benefico per renderlo malvagio ed avvelenato, se non ci si difende specificamente da queste minacce: quandomai le città a misura d'uomo per funzionare bene hanno avuto bisogno di tecnologia digitale!?
 
Difatti, noi rifiutiamo il controllo biotecnologico del tardoliberalismo finanziario in declino, che prova ad avvinghiarsi al potere intensificando la presa con questi deliri psicopatici di controllo. Ma mentre provoca intenzionalmente crisi economiche prende i calci nel sedere in Ucraina, sperperando per giunta i nostri soldi, e condanna l'Europa alla catastrofe. In tutto questo le élite dovranno pur trovare qualcuno a cui far pagare i costi di tale situazione. Anche i ricchi piangono, poverini. Per il resto parliamo di buona architettura, urbanistica, tradizione, materiali naturali, qualità e solidità, spazi e dimensioni umane, un'architettura senza tempo all'interno di un contesto di coesione sociale e libertà individuale -magari promossi da una Repubblica amica del popolo, pertanto ecologica senza bisogno di modifiche alla Costituzione. In una parola, parliamo di Sostenibilità quella vera, non quella dei Gretini. Ed è quello che sosteniamo!
 
Già, perché la sostenibilità dei Gretini è solo uno schema finanziario di quote al Carbonio per drenare soldi dall'economia reale. Piccolo ripasso tratto da un vecchio post (Green New Fear):
 
 

 
Una gradevole veduta, vero? Dipende da noi se abitare a misura d'Uomo o di sorveglianza!
 
Il lettore normale potrà dirsi soddisfatto raggiungendo questo punto (ciao bao miao). Per il lettore particolarmente Polemico invece, c'è qui un paragrafo extra...
 

Note Polemiche

 
Secondo voi la gente capirà tutto questo? Si unirà in formazioni democratiche e, partecipando alla lotta politica, riuscirà a invertire la tendenza? Kuesto io non creto.
Le città diverranno un ambiente controllato e la maggioranza accetterà passivamente, plaudendo la "15-minute city" alias "smart city" alias la Cina. Per la campagna invece vale un altro discorso che non affrontiamo oggi. Quello che mi preme considerare è che chi desidera conservare un minimo margine di autonomia di vita dovrebbe prendere atto di questo, e agire di conseguenza.
Qui ci inseriamo nella polemica sudicia del Tuiter: per riacquistare costumi e abilità tradizionali che possano aiutare ad affrontare i contraccolpi dell'imposizione di uno scenario quale abbiamo descritto nella trattazione precedente il presente paragrafo, si propone quindi la Via Del Bosco (VDB).
Questa impostazione non è esente da critici, tra i quali abbiamo il nostro gruppo preferito di soccia-listi che deride l'idea di creare nuovi tipi di relazione tra cittadini già scaturita ai tempi dei famosi lockdown.
 
 
Essi sostengono che è nelle città che si svolge l'azione politica, e là c'è da rimanere a presidiare con una forza politica resistente di prossima ventura creazione (?) che -a giudicare da quanto scrivono sul Tuider- non dovrebbe nemmeno promuovere scioperi (!) ma semplicemente diffondere la critica al Sistema. Tutto questo mentre chi ha la possibilità di improvvisare un'organizzazione minimamente più strutturata è tacciato di essere un "privilegiato con casa de nonna". Socialisti. Tutto vero, avete cliccato sui link?
Dunque alla fine ci conviene non fare nulla per fare qualcosa, come vorrebbero costoro?
 
 
 
 
 
 
A voi signore e signori le conclusioni. Sarà una buona scelta per noi e la nostra qualità di vita di svolgere la quotidianità in una città smart da 15 minuti? Riusciremo a fermare questa eventualità ed "accontentarci" di una urbanistica tradizionale, sostenibile e di qualità? Oppure dovremmo cercare di attrezzarci in altri modi e per un lungo periodo?
 
Posted: 26/04/2023 20:57 — Author(s): Polemicarc

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